domenica 23 marzo 2008

L'importanza di andare a votare e l'irresponsabilità di Grillo

Non vado a votare e ne sono orgoglioso». Lo ha detto Beppe Grillo, in riferimento alle prossime elezioni politiche del 13 e 14 aprile, intervenendo a Napoli nel corso della giornata del rifiuto. «Mi sento umiliato - ha spiegato - perchè non si può scegliere un partito, non si può esprimere una preferenza e non si può scegliere un programma perchè sono uguali: Veltroni e Berlusconi vogliono le stesse cose».
Corriere della sera 23/02/2008

Se a pronunciare queste parole fosse stato un'altro qualsiasi uomo dello spettacolo, sarebbe stato tacciato di bieco qualunquismo e pura banalità. Ma se si tratta di Beppe Grillo, allora tutti si fanno più prudenti e guardinghi, a partire dai politici.
Tuttavia queste annotazioni di contorno, non sono importanti come la sostanza : Grillo, insieme a Fiorello qualche tempo dopo, hanno lanciato un messaggio di grande gravità : l'astensionismo.
Qualunque cittadino ( eccetto alcuni delinquenti) può esercitare il diritto - dovere , tramite cui, in teoria, ha l'unica possibilità di stabilie il futuro politico del proprio paese. Qualunque cittadino ha la sacrosanta possibilità di scegliere il proprio candidato o la propria lista, oppure di votare la nota scheda bianca. Questi sono i rimedi "responsabili" e "democratici" per avere almeno la speranza che qualcosa cambi nel panorama politico italiano. Fiorello e Grillo, come personaggi pubblici dal grande seguito dovrebbero moderare i toni su questi temi delicatissimi; ricordiamo solo che l'astensionismo domina in paesi del III mondo, in stati illiberali e autoritari, ma nella stassa Italia di 60 anni fa, dominata dalla povertà e dall'analfabetismo.

Votare è importante e chi votare lo è ancora di più. Antonio Di Pietro, politico di spessore e persona responsabile purtroppo divenuta involontariamente la bandiera "politica" del Grillismo, è stato aspramente criticato dallo stesso Grillo per la sua alleanza con Veltroni, che nelle prossime elezioni è l'unico che ha la possibilità di proporre un modello partitico diverso, senza di veti del pessimo Mastella e degli altrettanto inaffidabili compagni "dell'Arcobaleno".

Quindi, che piaccia o no, il voto resta il modo per cercare di entrare nel labirinto della politica; l'auspicio è che il voto non sia solo scheda e foglio elettorale, ma che abbia la metaforica consistenza di un sasso lanciato nello stagno della politica.